Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione.
(Gianni Rodari)
Foto di intestazione: https://www.channeltech.it/
Ci siamo mai posti veramente una domanda come questa? Presi come siamo dai più disparati conflitti, dalle mura sempre più strette di città da quindici minuti, di un sempre più vicino “addio” al contante, da onde elettromagnetiche e nanoparticolato nelle vene e nei cieli, pare vi sia ben poco spazio all’ottimismo.
Ciononostante sono tempi grandiosi, dicono molti individui e, a dirla tutta, non hanno poi tutti i torti. D’altronde ce lo siamo scelto noi questo scenario, questa esperienza, e qualche motivo ci sarà, no?
C’è chi ha scelto di nascere in Italia, chi in Cina, chi in Ucraina, in Russia, in Israele o in Palestina… Tutti quanti per partecipare al grande evento dell’Apocalisse, in un modo o nell’altro. Pare incoerente, illogico? Può essere… Ma proviamo per un momento a immaginare che invece tutto ciò abbia un senso.
Quale potrebbe essere la discriminante? Cosa potrebbe fare in modo da evitare di rimanere imbrigliati in un conflitto a fuoco oppure vittima di un sedicente innamorato che uccide per amore (per la sua distorta visione di amore)?
Forse una “vocina” interiore che ci dice “Lascia perdere… non è per te… non è il posto in cui devi stare… Osa cambiare, senza paura”?
Fosse così, allora, cos’altro potremmo inserire in questo contesto, quale altra forza propulsiva che determini un cambio radicale di un destino scontato?
Diamole un nome, proviamo a chiamarla “Consapevolezza”, quella condizione in cui si vedono le cose per quello che realmente sono, con onestà, e non per quello che desideriamo siano quando siamo coinvolti nei frutti dell’illusione e dominati da una forza, tutto sommato, opportunistica.
A questo punto, cosa potrebbe davvero cambiare le carte in tavola? Cosa potrebbe fare in modo che la vittima non incontri più il suo carnefice (fatto che, in questo ragionamento, considerando il passaggio di vita in vita, potrebbe essere un continuum di ritorni; prima da vittima, poi da carnefice, e viceversa per l’altro soggetto, in un continuo rincorrersi, fino a a piena consapevolezza di almeno uno dei due).
Facciamo parlare la ricerca e consideriamo che le ultime scoperte sulla fisiologia del corpo umano dal punto di vista elettromagnetico, confermano la presenza di circa 40.000 neuriti sensoriali all’interno del muscolo cardiaco, fino ad allora considerato alla stregua di una semplice pompa.
Considerando che quella ” vocina” esista, prendiamo ora un esempio più volte citato qui e vediamo come un destino infausto possa repentinamente cambiare virando di centottanta gradi se la si ascolta; da innumerevoli vittime sparse sul campo, a un campo di gioco e scambio di convenevoli e regali. È mai possibile possa accadere ciò?
Eppure è accaduto e se è accaduto può sempre accadere…
Riporto anche uno stralcio dell’articolo qui di fianco per un mero parallelismo con i nostri giorni:
«E’ chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati (un militare inglese parla di quelli che prima erano i suoi nemici – n.d.a.) anch’io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i ‘barbari selvaggi’ di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti?
Non so ma questa affermazione sulla divulgazione di menzogne per le masse mi sa di storia già sentita, e recentemente.
Proviamo ora a riportare in parallelo quello che accade in questi tempi, nei vari fronti di guerra sopra menzionati, oppure, in piccolo, nelle cronache di questi giorni, con i casi di ragazze uccise “per amore”. Quale potrebbe essere il comune movente, se c’è, che provoca il premere un grilletto al fronte oppure un fendente di coltello verso un altro essere vivente?
Possiamo chiamarlo “odio”, “vendetta”, “sete di possesso”? Non credo che questi sentimenti di bassa frequenza siano prodotti da quei 40.000 neuriti sensoriali.
È logico pensare che il “Mondo che verrà” potrà essere solo frutto di quanto è cambiato il nostro piccolo mondo interiore, considerando che sul pianeta gli abitanti di ogni regno (minerale, vegetale e animale) sopravvivono non con la errata legge del più forte, o del più adatto, secondo la teoria di Darwin, ma con la più intelligente legge della collaborazione. Un leone non si sognerebbe di allargare i suoi domini per pura ambizione; quello lo fa solo quella persona erroneamente chiamata “essere umano” e per fare ciò è disposto a tradire, uccidere, mentire… tacitando quella vocina interna che gli consiglia di fare tutt’altro.

E questo è stato ribadito a un recente convegno a Piacenza “Dal suono delle cellule al suono del corpo umano” (del quale ringraziamo l’associazione “Spazio Tesla”) al quale abbiamo partecipato, dove abbiamo potuto ascoltare nuovamente l’asserzione esposta anche dal fisico Emilio Del Giudice e che condividiamo appieno: “In natura l’ambiente opera in forma collaborativa. Quando si parla di competizione si parla di malattia” (Dott. Alberto Lori, giornalista e voce di famosi documentari). Il sillogismo che si ricava da questa affermazione evidenzia il fatto, quindi, che la società è malata. E quindi, anche noi, quando operiamo in questo senso nei confronti dei nostri simili, coltiviamo una condizione che porta a sviluppare malattie. In tempi brevi o meno, a seconda dell’intensità di tale atteggiamento. Logico, no? Se operiamo in questo modo potremmo parlare per ore di una “nuova società” ma, di fatto, stiamo ancora dentro alla “vecchia” e fino al collo.
Aggiungiamo un altro punto importante, anche questo spesso menzionato in questo sito.

Sempre al convegno di Piacenza il Prof. Gioacchino Pagliaro, nella sua relazione “L’intenzionalità della guarigione”, afferma che, ricerche da lui stesso fatte nel campo manageriale, la meditazione applicata seriamente ai componenti del CDA di una multinazionale italiana, ha prodotto ottimi risultati positivi, anche nei colleghi e negli operai della ditta. Per effetto Maharishi la produttività è migliorata, i guasti alle macchine sono diminuiti (sì, la meditazione influenza tutta la materia, anche il PC che abbiamo di fronte), il fatturato è aumentato.
Come potrà quindi essere il mondo che verrà? Lascio al lettore la risposta sapendo che ci rimane comunque una scelta che può fare virare il nostro destino di centottanta gradi, in bene o in male: competitivi o collaborativi?

