Anche se sapessi che la fine del mondo è per domani, io andrei ancora oggi a piantare un albero di mele.(Martin Lutero)
Che siamo in tempi di risoluzione è da tempo che lo si sente dire, ma da qui a comprenderne il significato credo che di strada se ne debba ancora fare, e molta.
Intanto iniziano a cadere i primi pezzi, a scoperchiarsi vari vasi e a riversare il loro contenuto in questa realtà.
Nelle dichiarazioni del Primo ministro Netanyauh, con le quali afferma spudoratamente di “possedere l’America”, anche se nel programma di Bill Maher pare si ami discorrere in forma sarcastica, passa ora più chiaro il messaggio su chi veramente, in forma decentrata, governa i governi. E dimostra anche di avere un potere immenso. Prova ne è il fatto che si permette di usare armi vietate dalle convenzioni internazionali, e lo fanno più e più volte, sapendo di non poter essere fermati.
Mentre si infervora il dibattito internazionale, con tanto di teatrino all’ONU dove chi parla a favore dei palestinesi, per Israele dovrebbe dimettersi anche se chi lo dice è un Guterres, (fonte Ansa) il resto del mondo, ipnotizzato e intimorito dalle non tanto velate minacce di una terza guerra mondiale, inizia a dare segni di confusione. Ma chi ricordiamo quando, sotto il nero mantello di una pandemia inventata, avevano approfittato per installare telecamere e antenne, anche nei pressi degli asili, sicuri che tanto, ben pochi si sarebbero rivoltati perché c’era in atto qualcosa di molto più mortale?
Vecchi ricordi…

Come un vecchio ricordo potrebbe essere il paladino delle libertà, ora candidato a presidente tra i “democratici”, quelli che hanno approvato vaccini e bombe (ma lo avrebbero fatto anche i repubblicani). Questa sua affermazione fa cadere tutte le buone intenzioni e macchia una reputazione costruita in anni di difesa dei bambini, e non solo.
Fonte della foto: www.thenation.com

Ma se siamo pronti a condannare un Kennedy per una così grave affermazione (mettere gli interessi economici davanti a una strage come quella che si sta svolgendo da anni in Palestina, e ora ancora di più e ancora più sotto i riflettori) chissà dire del repubblicano Donald Trump che riceve un “premio amicizia” con tanto di dichiarazione esplicita da parte di chi “possiede l’America”?

Lo stiamo scrivendo da molto tempo ormai e abbiamo cercato di spiegare il vero significato del termine “Apocalisse” e come essa debba essere portata a termine, storia ridondante negli antichi testi, un vecchio ritorno per pulire una umanità di bassa frequenza, non adatta a sopportare le altre frequenze di una epoca di Oro. Quello che stiamo vedendo non è una volontà divina ma è la volontà delle stesse persone che generano e attraggono eventi di questa gravità. Pura fisica quantistica, niente più.
Una gran massa che, paradossalmente, vuole la propria annichilazione, e una logica c’è. Fare delle scelte per cambiare la propria condizione è per chi ne ha la forza spirituale, e non è per tutti, mentre molti sono arrivati in questa realtà solo per fare parte del teatro finale, per scontare le proprie pene, maturate nelle vite precedenti. E, a ben vedere, sono molti di più.
La poca forza di volontà non permette di creare una rivoluzione dentro di sé, non permette di ribellarsi a sé stessi, a non piacersi mai abbastanza e tendere a migliorarsi giorno dopo giorno. Chi lo fa cerca il bello di sé, prima, e il bello di fuori per nutrirsi e per nutrire. Questo, nell’Apocalisse, fa una grossa differenza perché cambia il destino di chi fa delle scelte consapevoli (termine dal quale personalmente comincio a prendere distanza perché inizia ad essere frainteso e accomodato).
E allora cosa devono fare quelli che hanno inteso tutto ciò e che non vogliono scendere a patti con questo distruttivo teatro?
Primo, non ostacolare ma accompagnare e, se possibile, dare anche una spintarella per accelerare un poco gli avvenimenti. Prima togliamo il dente, prima se ne andrà il dolore.
Secondo, aspettarsi qualsiasi colpo di scena senza farsi coinvolgere, per esempio un proprio idolo che crolla, come è successo a Pasquale Mario Bacco, altrimenti si rischia di crollare insieme a lui, demoralizzandosi.
Terzo, evitare di partecipare, ma allenarsi a non identificarsi con quello che capita intorno. Una tutela del proprio centro emozionale, che deve rimanere centrato se si vuole vedere chiaro oltre la cortina fumogena.