(Foto di copertina tratta dal sito https://www.gruppomacro.com/lp/fattoria-autosufficienza)
“…se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta e trattare questi due impostori allo stesso modo…” [Tratto da “SE (Lettera al figlio)” di Rudyard Kipling]
Cosa significa “autosufficienza?”
Per quanto riguarda gli esseri umani si raggiunge l’autosufficienza quando si è in grado di soddisfare le necessità essenziali ovvero si può bere, mangiare, muoversi, insomma vivere, senza dipendere da qualcun altro.
Un essere umano nel suo percorso di vita raggiunge più di una condizione di autosufficienza; la primissima è quella del bimbo che non attinge più al seno della mamma per nutrirsi ma comincia a stare seduto ed utilizzare i suoi personali strumenti (le manine) per portarsi il cibo alla bocca e, di conseguenza, sostentarsi.
Successivamente si arriva alla condizione in cui il pargolo cammina sulle proprie gambe in senso materiale, e poi ancora in senso letterale quando lascia il nido e si crea una sua famiglia.
Chiedo venia ma ho fatto un balzo veloce perché questo è un articolo, e non un saggio di antropologia.
Ora è necessario analizzare anche la definizione di famiglia, in quanto è una parola che contiene innumerevoli sfumature ma ha, come significato originario, una forma di sottomissione al pater familias (nell’antica Roma gli schiavi stessi, la moglie ed i figli erano sotto l’autorità del padre).
Nell’arco dei millenni la parola “famiglia” ha acquisito un significato che simboleggia valori e stabilità, perché è di questo che gli esseri umani hanno necessità per convivere e collaborare in modo costruttivo, come avviene, ad esempio, in un luogo come una fattoria, ove ognuno ha un suo compito e tutti assieme (famigliari e non) contribuiscono a portare avanti in equilibrio un progetto vitale con passione ed impegno.
Un antico adagio attribuito a Confucio dice:
“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita”.
Pare che a Bagno di Romagna, nella piccola ed un tempo abbandonata località di Paganico, si sia concretizzata questa meraviglia.
È nato un “Centro di ecologia applicata”, dalla costola del progetto primigenio definito “Fattoria dell’autosufficienza”, che ora è una azienda agricola bio, sogno di Francesco Rosso. Egli, nell’arco di tre lustri, ha letteralmente dato vita ad un luogo che, ad oggi, permette a chi ci vive di sostentarsi a livello alimentare.
Con la ricerca e tutela di semi naturali, coltivati col metodo dell’orto sinergico, e con la permacultura, si ottiene una materia prima di qualità. Questa stessa materia prima viene trasformata magistralmente nelle cucine della parte ricettiva ove l’adagio di Ippocrate ” fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo” trova realmente la sua ragion d’essere.
In questo stesso luogo in cui, dapprima, l’accoglienza era solo per gli amanti dell’agricamping, poco per volta ha differenziato la sua offerta ricettiva con yurta, bungalow e vere e proprie stanze dove anche la bioarchitettura fa sfoggio di sé.
In questo ambito si respira un desiderio di evoluzione umana, conscia dell’eredità preziosa di un antico sapere che, grazie alla innovazione tecnologica utilizzata con saggezza, ha dato risultati e soluzioni molto interessanti.
E vi è anche un Tempio… (so che scrivendo questo scatenerò un atteggiamento pregiudizievole in chi non conosce questo luogo) ma è realmente uno spazio sacro, già solo per il fatto che, come per la più parte del centro, è costruito in bioedilizia (che rende la casa più prossima alla natura e quindi energeticamente più viva e vivibile); qui si accolgono seminari di vario genere che vanno dal Feng shui per architetti di ampie vedute, al corso di intaglio del legno o alla nutrizione cosciente.
Di sinergico non vi è solo l’orto perché la sinergia é presente e si respira in ogni angolo; una sinergia che vive in coloro che contribuiscono quotidianamente, con idee e con il lavoro pratico, ad amplificare un messaggio che è ” vietato non copiare”.
Questo è un messaggio di un’importanza basilare per coloro che desiderano portare avanti dei progetti improntati sulla collaborazione.
Guardando indietro, nella bella ed operosa Italia, vediamo alle nostre spalle tre anni (e forse anche di più) in cui ci sono state molte persone che hanno fatto sforzi enormi donando tempo ed energie per poter aggregare individui e portare avanti progetti comunitari che, piano piano, hanno preso derive poco consistenti.
Forse, mi verrebbe da dire, per la carenza di coerenza, una coerenza che mette in collegamento cervello cuore e anima, che va mantenuta nel tempo ed alimentata con l’entusiasmo, non di uno solo ma di tutti coloro che comprendono, nel profondo, l’importanza della parola “comunità”.
Dunque a tutta la Comunità del progetto di ecologia applicata facciamo i migliori auguri per i progetti in essere e per quelli a venire e li ringraziamo dello splendido esempio che stanno dando.