L’altra faccia dell’autismo

Questa è la storia di un bambino, apparentemente diverso all’esterno ma toccante e profondo come solo la sua condizione ben canalizzata poteva portare.

Manuel Sirianni è autistico non verbale dall’età di diciotto mesi e quella che segue è la sua toccante storia:

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Manuel Sirianni

Un fulmine, una spada che squarcia la roccia di tante convinzioni. Un tuono davvero ridondante per tutti coloro che conoscono da tempo il mondo dell’autismo.

Lame taglienti per molti genitori di bambini autistici, per i terapeuti impegnati ad aiutarli, per tutti coloro che da sempre hanno seguito una strada. Quella sbagliata. A dirlo è un bambino autistico che grazie al computer riesce a comunicare al mondo la sua delusione, il suo dolore, ma anche la sua speranza e la sua fede.

Manuel Sirianni ha diciotto mesi quando le prime parole pronunciate scompaiono e non saranno mai più udite dai suoi genitori. All’età di nove anni, però, arriva una svolta nella vita di questo bambino, un dono per tutti noi. Grazie alla tastiera di un pc Manuel inizia finalmente a comunicare. La scrittura come prima espressione di una libertà per lui sconosciuta:

Non parlare vuol dire essere anime imprigionate nel proprio pensiero. Non significa non capire, ma al contrario capire più degli altri e non poterlo urlare”.

Manuel Sirianni libro.jpgLe sue urla riempiono le pagine del suo libro, toccante e profondo, una carezza al cuore e un pugno nello stomaco: “Il bambino irraggiungibile” – Storia di un ragazzo autistico non verbale ma pensante. 

“Di fatto intorno alla fine del primo anno di materna già in mente mia leggevo molte parole e negli anni a seguire ho composto piccole frasi fino a iniziare a leggere autonomamente cose che mi si presentavano davanti e che altri ignoravano io leggessi. Questa fase di lettura sembra una pura fantasia ma in realtà giunto in prima elementare IN MENTE MIA leggevo frasi e piccole letture a gran velocità mentre i miei compagni stavano ore su una parola. Immaginate quindi che noia la prima elementare quando a turno i miei nuovi pari ripetevano a voce alta piccole frasi e io me li sorbivo balbettare mentre tutti pensavano fossi un analfabeta”.

Manuel si rivela un bambino prodigio, in grado di capire, leggere, riflettere, emozionarsi, nonostante il mondo circostante lo reputi un incapace: “I rapporti con i miei coetanei non erano nulli solo a scuola, lo erano al mare dove io e mio fratello (Daniel, anche lui autistico) eravamo sempre esclusi dai giochi collettivi, lo erano al parco dove eravamo sempre noi quattro, la mia famiglia…(…) Non parlavo, non giocavo con nessuno, stavo solo con mamma, papà e Dani che come me si isolava fra musica e televisione… e non so come siamo rimasti stabili nella mente e nello spirito, nonostante ci fosse un’amarezza di fondo (…) Gli altri sembravano non capire quale difficoltà enorme di vita fosse la nostra, così presi dai loro egoismi, dalla loro superficialità, dalla loro visione limitata dell’aiuto verso il prossimo. (…) Scrivo queste cose perché OGNUNO DI VOI sappia che i non verbali non sono minerali, fossili o similari ma hanno ANIMA E PENSIERO RAPIDO, il che li rende ultrasensibili alle assurdità del mondo”.

Manuel spiega il perché dei tanti comportamenti che appaiono ‘assurdi’:

“Ciò che voglio spiegarvi è che se un autistico iperattivo come Daniel fa queste cose non è per follia o, come ho sentito dire a molti sapientoni, per scarsa percezione del pericolo… AL CONTRARIO… quando Daniel si lanciava a nuotare al largo era perché consapevole di aver appreso da autodidatta a nuotare bene, quando Dani si allontanava al supermercato era perché era CERTO di ritrovare la strada per il nostro forte senso di orientamento, che non è simile a quello dei normodotati, i quali pensano di avere tutte le carte in regola ma fanno acqua da tutte le parti, visto che si perderebbero in un buco di supermercato, visto che non avvertono sazi odori di ogni tipo che per noi sono fortissimi, visto che ancora non odono dal mare la musica del lido come fa Daniel, l’unico che canta in acqua le canzoni sismiche infilate in un lettore cd a notevole distanza… Per non parlare del senso di qualità nel gusto che ci fa distinguere a occhi chiusi se ci vengono propinati cibi da discount o di marca nota, questo non per vizio, come pensano i benpensanti, che ignorano quanto il gusto, l’odorato e l’udito abbiano cercato di dar consolazione all’assenza del verbale. Per non dire quanto la memoria sia caritatevole con noi, al punto che i ricordi sono scolpiti nella mente, radicati per sempre…il che, se è molto utile nell’apprendimento, non giova al cuore…povero cuore trafitto spesso da azioni poco nobili del prossimo”.

Ciò che Manuel ricorda come una ferita indelebile è il ricovero di 15 giorni in una struttura specializzata insieme alla mamma, subìto per “capire qualcosa in più circa la mia testa… (…) ne sono uscito distrutto, con una diagnosi di ritardo mentale… Che LUMINARI!!! Sapete perché hanno avuto quest’intuizione geniale? Perché non rispondevo prontamente alle loro sazie assurde richieste, come fossi un animale da addestrare, ma, al contrario, usavo la volontà per decidere se era il caso o meno di eseguire gli ordini… (…) il peso di quella prigionia di quindici giorni me lo porto ancora oggi dietro, al punto che mi è rimasta la fobia delle porte ad apertura metallica tipo reparto di ospedale. Ricordo ancora volti, situazioni, solari medici che mi guardavano con aria molto fiduciosa…(chiaramente sono ironico…), continui e dolorosi prelievi del sangue, e ancora la tristezza di non poter uscire con papà la sera ma doverlo lasciar andar via per restare…in prigione. E tutto questo lo scontavo senza aver commesso reato, ma con la sola colpa di non riuscire a parlare e… a farmi addestrare…come voleva il mondo…

Quanta rabbia! Quanta tristezza! Non avete idea del mare scuro di pensieri tristi che ho prodotto nella mia mente per anni… Se non sono sazio di questi pensieri lo devo solo alla mia fede e al mio continuare a chiedere una via d’uscita dalla vita che conducevo”. 

Manuel, che afferma di star scrivendo un libro sul suo rapporto personale con Dio, sottolinea chiaramente il ruolo fondamentale che la fede ha e ha avuto nella sua vita: “Se non avessi dato la mia vita in mano a Gesù, sarei da legare per follia, mentre Lui mi preserva la mente e mi dà la forza per andare avanti e sperare che qualcosa nella mia esistenza possa cambiare”. 

Questo ragazzo davvero speciale, che oggi ha 16 anni e frequenta il liceo classico, parla delle emozioni.“Che cosa sono le emozioni? Ve lo dice uno che per i più è stato sempre un essere privo di emozioni, come un fossile, un minerale, un sasso o qualcosa del genere. In realtà le emozioni non appartengono solo ai NORMALI come vengono definiti tutti quelli che apparentemente hanno tutto in regola; in realtà Dio ha dato a tutti questo tesoro nascosto rappresentato da tutto ciò che si sente ma non si vede, che è impalpabile ma ti può tagliare l’anima in due…

A me l’anima è stata spesso più che tagliata fatta a pezzetti, non solo dai famosi pari, ma anche da tanta gente che ha sempre parlato in mia presenza in maniera inappropriata o poco delicata, considerando me come sordo o di così scarse capacità intellettive da non comprendere le assurdità da loro proferite in quel momento”. 

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