Italia svegliati!

Riprendo una notizia pubblicata dal sito www.maurizioblondet.it che più esplicita di così non potrebbe essere; anche perché lo stesso ragionamento è venuto anche al sottoscritto. E se capita questo è perché proprio tanto stupidi non siamo e le cose, ragionando ed informandoci un po’, le deduciamo.

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E riguardo la nave Diciotti ancorata al porto di Catania ecco la notizia tento attesa, uscita qualche giorno fa sul quotidiano del Sistema

Diciotti, la protesta degli arancini per i migranti bloccati al porto di Catania

Una protesta spontanea, nata sui social. Sono stati in tanti a presentarsi al porto di Catania con un arancino in mano per mostrare solidarietà ai migranti.

Fonte: https://video.repubblica.it

Curioso come la protesta sia nata sui social, come sempre. Come la rivolta degli ombrelli in Cina, quella dei berretti rosa anti Trump…

la rivoluzione di velluto in Cecoslovacchia (novembre-dicembre 1989), la rivoluzione del 5 ottobre in Serbia (2005), la rivoluzione delle Rose in Georgia (2003), la rivoluzione Arancione in Ucraina (2004), la rivoluzione dei Tulipani in Kirghizistan (2005). Altre “rivoluzioni colorate” si sono poi registrate in altri Paesi, riuscendo in maniera parziale o fallendo completamente ad esempio la purple revolution in Iraq nel 2003, la rivoluzione dei Cedri in Libano (2005), la rivoluzione Verde in Iran (2009), o ancora le recenti primavere arabe in Nordafrica e Medio Oriente.

La tecnica della “rivoluzione colorata”, come gli obiettivi del resto (destabilizzare o capovolgere una nazione sovrana scomoda all’ordine occidentale), è sempre la stessa: le organizzazioni non governative (Amnesty International, Ocse, ecc.) pilotate e finanziate dagli istituti finanziari occidentali (Soros Foundation, ecc.) trovano il pretesto per alimentare lo scontro (brogli elettorali come in Ucraina nel 2004 oppure l’omofobia di Vladimir Putin ai giochi invernali di Sochi).

Fonte: www.lintellettualedissidente.it

E quando ci sono simboli così, che danno l’idea di innocuità e di spontaneità, si sente lontano la puzza di Soros…

Ma forse non tutti sanno che intanto in Italia un altro strumento di destabilizzazione è stato messo in atto da qualche anno ed è più tragicamente efficace di una strage come quella di Genova, perché lavora a livello psicologico…

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Fino a quando non arriveremo a comprendere che non dobbiamo farci ipnotizzare dalla tragica notizia del momento saremo sempre alla loro mercé.

Se facciamo caso dopo il crollo del ponte Morandi (dove ci hanno resi edotti sul significato di “stralli”) sui social vi era un fermento di foto e reportage casalinghi che documentavano i vari danni alle varie strutture viarie del Paese.

E quando è esplosa l’autocisterna sulla tangenziale di Bologna tutti a chiedere maggiore sicurezza sulle strade, tanto da innescare una petizione su Change.org

Per non parlare delle varie epidemie, quasi pandemie a ridosso dell’apertura dei recinti… ops, delle scuole, dove malattie gravissime ed altamente mortali come il morbillo (mi viene la pelle d’oca dalla paura solo a scriverlo) hanno creato , creano e creeranno una psicosi di massa con tanto di caccia all’untore. E tutti ad identificarsi sul morbillo.

E che bei tempi quando ci hanno impaurito, ma che dico, terrorizzato con una parola di sei semplici lettere, “SPREAD” facendoci intanto la cortesia di renderci edotti su questo termine che in questo caso non significa “spalmare” ne “diffondere” ma perdere soldi, in linguaggio popolare.

Mi fermo qui, perché si potrebbe andare avanti per ore…

Ma la soluzione a tutto questo non si trova nel risolvere il singolo caso ma crearla alla fonte. In uno Stato sovrano, in grado di proteggersi, queste cose non accadono. Perché lo Stato siamo noi, tu, io.

Il primo ostacolo alla libertà si uno Stato, alla nostra libertà, è la emissione di denaro a costo “0”. Con le infrastrutture nazionalizzate tutto funziona a dovere perché esse sono come la nostra casa mentre noi, lo Stato, ne siamo il governo.

In una casa il proprietario appronta le opportune modifiche, ne cura la manutenzione, la rende accogliente per gli occupanti e per gli ospiti, ma non ne facciamo entrare più di quelli che spazi e risorse casalinghe permettono.

È così difficile ragionare in questo modo?

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